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  Msg # 32030 of 32044 on ZZIT4413, Thursday 11-05-25, 1:43  
  From: TATTOO  
  To: ALL  
  Subj: Gli Smemorati: quando la Nato impose D'a  
 to="usenet@ 
 From: tattoo@freemail.it 
  
 Si temevano sollevazioni di piazza e quindi Cossiga....compì il miracolo. 
  
 In una lunga intervista stesa su due pagine del Corriere della Sera ben 
 meritate, per carità, trattandosi di un esponente storico della sinistra 
 italiana, Massimo D’Alema ha ritrovato una memoria altrettanto lunga di 
 politica internazionale. Carente tuttavia, a dir poco, di politica 
 interna, con particolare riferimento agli argomenti, anzi all’argomento 
 di maggiore attualità in questi giorni: il referendum in arrivo sulla 
 riforma costituzionale della giustizia approvata in via definitiva la 
 settimana scorsa con la quarta votazione del Senato. 
  
 In politica estera, ancora orgoglioso della recente partecipazione come 
 invitato personale al raduno a Pechino dei vertici dell’“ottanta per 
 cento dell’umanità”, per cui gli assenti avrebbero dovuto vergognarsi 
 piuttosto che stupirsi e polemizzare sulla sua presenza, D’Alema ha 
 raccontato i bei tempi in cui anche grazie a lui l’Italia sarebbe stata 
 fra i protagonisti. Altro che adesso - ha sarcasticamente osservato- con 
 la premier Giorgia Meloni “infilata” nelle foto dei vertici 
 internazionali. 
  
 Giustizia, anche Cesare Salvi si schiera col governo: "Voto sì, nessun 
 rischio per le toghe" 
 Dopo le prese di posizione - tra gli altri - di Antonio Di Pietro, 
 Vincenzo De Luca ed Emma Bonino, il fronte progressis... 
  
 In particolare, l’ex presidente del Consiglio, a capo di due governi in 
 meno di due anni, fra l’autunno del 1998 e la primavera del 2000, portò 
 l’Italia alla partecipazione alla guerra della Nato nei Balcani, quando 
 da sinistra lo accusarono di avere aggirato il Parlamento. Poi la portò 
 ad intervento di tutela e rafforzamento della pace in Libano 
 ricorrentemente esposto ai conflitti. Infine ad una partecipazione, per 
 quanto di turno, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Bei 
 tempi, certo, anche sorprendenti per un uomo del passato di D’Alema, 
 “formatosi” alla scuola comunista, come lui stesso ha voluto ricordare 
 parlando del suo presente di “pensionato indipendente”. Come Giuseppe 
 Conte dice abitualmente di sé come “progressista”. 
  
 In politica interna, dicevo, la memoria dell’ex premier - l’unico 
 post-comunista riuscito a passare per Palazzo Chigi, spintovi nel 1998 
 dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga- la memoria di 
 D’Alema si è accorciata, o spenta. 
  
 LA COMMISSIONE 
 Non una parola, in particolare, egli ha voluto spendere sul tempo in 
 cui, su designazione persino di Silvio Berlusconi dal fronte opposto, 
 gli capitò di presiedere una commissione bicamerale sulla riforma della 
 Costituzione, fra il 1997 e il 1998. Quando, confortato dall’adesione di 
 compagni di partito come Claudio Petruccioli e Cesare Salvi, che ne sono 
 anche di recente vantati, e guardato a vista con sorpresa e disappunto 
 dall’ancora potente Procura della Repubblica di Milano, egli aprì alla 
 separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri. 
  
 Sì, proprio la separazione, con altri aspetti della riforma arrivata sul 
 binario referendario, su cui stanno guerreggiando tutti i partiti, 
 alcuni dividendosi pur dietro una facciata rumorosa di no. Come proprio 
 il Pd, dove D’Alema è tornato dopo esserne uscito contestando l’allora 
 segretario Matteo Renzi. Mi sarebbe personalmente piaciuto leggere 
 D’Alema oggi sulla giustizia e dintorni, diciamo così. Ma la curiosità 
 mi è rimasta nel gozzo. E non posso neppure pensare di poterla 
 soddisfare arrampicandomi sugli specchi di una interpretazione estensiva 
 di un passaggio dell’intervista di D’Alema sul suo ritrovato Pd. Dove 
 egli riconosce alla segretaria in carica Elly Schlein, per quanto 
 contraria alla separazione delle carriere, o forse proprio per questo, 
 «passione e spirito unitario», ma osserva sconsolato che «il Pd farebbe 
 bene a elaborare una risposta ai problemi molto seri che abbiano 
 avanti». Una risposta evidentemente mancante. E ditemi voi se è poco. E 
 se la Schlein, leggendo anche lei, non abbia avuto motivo di rimanere in 
 fondo sorpresa. Diavolo di un D’Alema sempre imprevedibile. 
  
 --- SoupGate-Win32 v1.05 
  * Origin: you cannot sedate... all the things you hate (1:229/2) 
    

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